Di Luca Difonzo. Pubblicato sul quotidiano IL TIRRENO di oggi.
Sfiniti da due mesi di quarantena appena è stato possibile abbiamo indossato le nostre mascherine e siamo corsi fuori dalle nostre case. Con le auto ancora in Lockdown eravamo tutti a piedi o in sella alla nostra in bicicletta. Così, almeno nei giorni di Festa, abbiamo potuto apprezzare la straordinaria bellezza della città alleggerita da auto e motorini in movimento. Prova ne è il grande successo ottenuto del referendum promosso dal Tirreno per la pedonalizzazione del lungomare Livornese. Ecco che, magicamente, i marciapiedi ci sono apparsi troppo stretti e le piste ciclabili inconsistenti. Abbiamo scoperto che tutto sommato la città non è così grande e che, anche se arrugginiti da troppo divano, la si può attraversare sia a piedi che in sella ad una bici, in poco tempo, meno che con l’auto, sempre in coda ed in cerca di parcheggio. Ci siamo purtroppo anche accorti che i disabili sono e rimangono in quarantena da sempre perché per loro è impossibile spostarsi in questi angusti e malmessi spazi pieni di automobili e gradini.
Sfiniti da due mesi di quarantena appena è stato possibile abbiamo indossato le nostre mascherine e siamo corsi fuori dalle nostre case. Con le auto ancora in Lockdown eravamo tutti a piedi o in sella alla nostra in bicicletta. Così, almeno nei giorni di Festa, abbiamo potuto apprezzare la straordinaria bellezza della città alleggerita da auto e motorini in movimento. Prova ne è il grande successo ottenuto del referendum promosso dal Tirreno per la pedonalizzazione del lungomare Livornese. Ecco che, magicamente, i marciapiedi ci sono apparsi troppo stretti e le piste ciclabili inconsistenti. Abbiamo scoperto che tutto sommato la città non è così grande e che, anche se arrugginiti da troppo divano, la si può attraversare sia a piedi che in sella ad una bici, in poco tempo, meno che con l’auto, sempre in coda ed in cerca di parcheggio. Ci siamo purtroppo anche accorti che i disabili sono e rimangono in quarantena da sempre perché per loro è impossibile spostarsi in questi angusti e malmessi spazi pieni di automobili e gradini.
Stiamo combattendo e vincendo una gravissima crisi sanitaria
che ha colpito il nostro paese più degli altri. La stiamo superando grazie al
fatto che siamo più disciplinati di quanto ci dipingono, che siamo addirittura disposti a mettere da
parte le nostre libertà personali pur di fare squadra. Non siamo svizzeri,
siamo meglio degli svizzeri.
Non è colpa nostra se non ci avevano spiegato un'altra gravissima crisi sanitaria che
da decenni fa un numero spropositato di vittime. In Italia sono infatti 250.000 all’anno i feriti in incidenti
stradali e circa 3.400 i morti che si sommano ai 56.000 i decessi causati
dall’inquinamento. Le città, ovviamente, concentrano l’80 % di questi numeri.
A Livorno sono otto le vittime per “incidenti” stradali ogni anno. Che poi l’inquinamento sia una concausa del
diffondersi di un virus come il Covid 19 questo ormai lo sanno tutti.
Poche campagne sono state fatte per raccontare questa
tragedia e poche misure, fino adesso, sono state prese. Eppure se ce le l’avessero detto ci saremmo
comportanti esattamente come ci siamo comportati con l’epidemia di coronavirus:
saremmo stati responsabili e avremmo evitato di piangere tutti questi
morti.
Non lo sapevamo che fare spostamenti non strettamente
necessari con un’auto o un motorino in città è così dannatamente e inutilmente pericoloso?
Eppure a pensarci bene qualche indizio l’avevamo: chi di noi non conosce
personalmente qualcuno che abbia avuto un grave “incidente” stradale? Che dire
dei tragici report annuali realizzati dall’ ACI insieme all’Istat da quasi
trent’anni? Forse non li abbiamo compresi?
Dobbiamo forse credere a un ridicolo complotto ordito da
poteri occulti per nasconderci che quasi
la metà degli spostamenti in città sono più brevi di tre km e che per coprirli
sono sufficienti 10 minuti e una bicicletta? E’proprio durante questi
spostamenti che avvengono gran parte degli incidenti gravi causati da motorini
e auto. Certo non tutti possono camminare e pedalare: qualcuno trasporta
pesanti attrezzi da lavoro, altri consegnano pacchi, taluni sono troppo fragili
per farlo. Se però ce l’avessero raccontata chiaramente avremmo evitato di
ingolfare inutilmente le strade e avremmo fatto più spazio a queste categorie
che dell’auto non possono fare a meno. Siamo
stati capaci di non muoverci da casa per due mesi, giocando a tombola dalla
finestra per passare il tempo e pensate che saremmo stati così inetti da non
comprendere l’urgenza di giungere subito alla soluzione?
E’ indispensabile che
i cittadini abbiano l’opportunità di poter usare il proprio corpo per spostarsi,
anche perché purtroppo è in corso un’altra grave emergenza sanitaria: in Italia
88.000 persone ogni anno muoiono perché non fanno abbastanza esercizio fisico,
non ce n’é mai il tempo in questa benedetta frenetica vita. Fateci muovere
pedalando e camminando in sicurezza così faremo esercizio spostandoci, che ci
vuole. Perché si continua a dire che noi
Italiani non siamo come gli olandesi? Noi siamo meglio degli olandesi!
Dopo un intero secolo
dedicato a disegnare città a misura di auto, ci siamo accorti di aver sbagliato.
Ci voleva una Pandemia per risvegliarci? Decenni a cercare di infilare auto
ovunque, anche negli interstizi urbani più fantasiosi, sottraendo spazio
pubblico a tutto e a tutti, per primi ai nostri figli, calpestando monumenti e
danneggiando il turismo, impedendo ai disabili di spostarsi, e a tutti gli
altri di muoversi con efficienza. Andavamo più veloci al tempo delle carrozze
a cavallo. Perché? Ma è naturale: perché
era necessario venderci quelle costosissime auto che poi lasciamo ferme in
sosta per il 95% della loro vita. Ciascuno
è libero di possedere quante auto vuole, basta che poi non pretenda di
lasciarle tutte in strada. La strada appartiene alle persone.
L’auto è un oggetto straordinario, una formidabile
produzione di ingegno che impregna la nostra cultura e ne subiamo comprensibilmente
il fascino. L’auto è come il martello: una
incredibile invenzione (provate a battere un chiodo senza) ma se usata a sproposito può massacrarci le
dita. Con le auto facciamo così: continuiamo a massacrarci le dita. Solo che le dita nel caso delle auto (e dei
motorini) contano centinaia di migliaia di vittime ed il 6% del PIL ogni anno.
Non possiamo più rimandare, dobbiamo imparare ad usare il martello.
L’occasione, tristemente, arriva adesso con le cosiddette
fasi 2 e 3 della pandemia. Durante il
Lockdown abbiamo misurato i livelli di inquinamento solitamente emessi da auto
e motorini trovandoli ridotti alla metà e il numero di quelli che continuiamo a
chiamare “incidenti” stradali, ridotti addirittura del 70%. La paura di un
riversarsi indiscriminato delle auto e dei motorini sulle strade cittadine,
amplificata dalla impossibilità di usare i mezzi pubblici a causa del
necessario distanziamento sociale, ha finalmente
sollecitato molti nostri amministratori, nel Parlamento e nei Comuni, a realizzare
in fretta strategie per risolvere il grave problema del martello usato a
sproposito.
Milano, Bologna, Torino, Firenze, solo per citare alcune
città, si stanno muovendo in questo senso: Incentivare
con decisione i cittadini a sostituire gli inutili spostamenti in auto e motorino
con spostamenti a piedi e in bicicletta.
Leggendo le dichiarazioni della nostra Assessora Giovanna
Cepparello sembra che a Livorno si voglia seguire la medesima strada. E’
necessario “ripensare alcuni aspetti legati al nostro stile di vita”, così si
appella Giovanna Cepparello ai Cittadini. Molto bene ma è necessario agire in
fretta, sia comunicando che realizzando le infrastrutture necessarie.
Sono sicuro che, se
adeguatamente informati, i cittadini che dovranno modificare le proprie
abitudini non percepiranno alcuna limitazione alla propria libertà bensì una
esaltazione della libertà di tutti. Esattamente come quando ritenemmo
necessario mettere sugli autobus cartelli con scritto “vietato sputare” e, anni
dopo nei cinema, cartelli che recitavano “vietato fumare”, una insignificante e
solo apparente limitazione della libertà di alcuni a vantaggio della libertà di
tutti. Ne siamo capaci, non se ne dubiti,
il nostro rigoroso comportamento durante la pandemia ne è la prova!
Vado da sempre in bicicletta e mi son sempre lamentata delle poche piste ciclabili messe soprattutto dove ce ne è meno bisogno. Basti pensare a zone come Pz Repubblica
RispondiEliminaA causa del COVID-19 ho perso tutto e grazie a dio ho ritrovato il mio sorriso ed è stato grazie al signore Pierre Michel che ho ricevuto un prestito di 65.000€ e due miei colleghi hanno anche ricevuto prestiti da quest'uomo senza alcuna difficoltà. È con il signore Pierre Michel, che la vita mi sorride di nuovo: è un uomo semplice e comprensivo. Ecco la sua email: combaluzierp443@gmail.com
RispondiEliminaBenessere,
RispondiEliminaSiamo un'agenzia privata e aiutiamo i poveri o coloro che hanno bisogno di aiuto per realizzare i loro progetti e anche le persone bisognose, è un'organizzazione non governativa. Indirizzo email: cumbo.filippa01@gmail.com.
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