La bicicletta ...

"La bicicletta richiede poco spazio. Se ne possono parcheggiare diciotto al posto di un auto, se ne possono spostare trenta nello spazio divorato da un unica vettura. Per portare quarantamila persone al di là di un ponte in un ora, ci vogliono dodici corsie se si ricorre alle automobili e solo due se le quarantamila persone vanno pedalando in bicicletta"
Ivan Illich "elogio della bicicletta"

domenica 24 ottobre 2021

IL DIRITTO ALLA DISTRAZIONE ALLA GUIDA NON ESISTE

Al centro del dibattito locale tornano le corsie ciclabili dopo un servizio di Striscia la Notizia

La distrazione alla guida è la principale causa di scontri stradali anche mortali.
Il servizio di Striscia la Notizia ironizza sulla corsia ciclabile livornese perché realizzata in parte lungo ai parcheggi auto: se l’automobilista apre la portiera o esce dal parcheggio colpisce il ciclista, quindi la corsia non è sicura.
L’attenzione e la distrazione in strada equivalgono alla vita o alla morte. La distrazione alla guida non si può legittimare.
 

Il 21 ottobre Striscia la Notizia ha mandato in onda un servizio sulle corsie ciclabili livornesi
Le corsie ciclabili sono state introdotte recentemente dal Codice della Strada che ha recepito un dispositivo già funzionante da molti anni nella maggior parte dei paesi europei (in Germania da più di 20 anni). Si tratta di una segnalazione orizzontale realizzata con strisce bianche e pittogrammi che indica la porzione di carreggiata dove possono passare i ciclisti, senza assegnare loro l’uso esclusivo poiché, sempre secondo il codice, le auto le possono temporaneamente invadere quando il ciclista non c’è. Sono quindi radicalmente diverse dalle piste ciclabili che, invece, sono di uso esclusivo del ciclista. E’ quindi ovvio che una corsia ciclabile sia meno sicura di una pista ciclabile. Perché allora il legislatore le ha introdotte? Il motivo principale è che, pur con i limiti appena descritti, segnalano che in strada ci sono anche i ciclisti aumentando il livello di attenzione dell’automobilista. L’attenzione e la distrazione in strada equivalgono alla vita o alla morte.
La distrazione (si vedano ad esempio i rapporti ACI Istat) è la principale causa degli scontri stradali. Il servizio di Striscia la Notizia ironizza sulla corsia ciclabile livornese perché realizzata in parte lungo ai parcheggi auto: se l’automobilista apre la portiera o esce dal parcheggio colpisce il ciclista. Ergo la corsia non è sicura. Sostenere certe tesi è quanto meno irresponsabile. Nessuno alla guida può distrarsi, ci sia o meno una corsia ciclabile. Non si può aprire lo sportello e non si può uscire da un parcheggio senza essere sicuri che nessuno stia sopraggiungendo, che ci sia o meno una corsia ciclabile. Cosa vorrebbe farci credere Striscia la Notizia? Che il ciclista è più sicuro senza la corsia ciclabile mentre passa accanto alle auto in sosta? Non scherziamo. Esattamente dove sarebbe l’ironia quando si sta parlando di una delle prime cause di morte e invalidità del nostro paese?
Le strade e le piazze delle nostre città sono occupate e sfregiate dalle auto da almeno 70 anni e i pedoni e i ciclisti occupano una spazio residuale insufficiente ad assicurare la loro sicurezza minima indispensabile. Ogni volta che un amministratore, di qualsiasi colore esso sia, cerca di sottrarre un piccolo spazio alle auto, per allargare un marciapiede, fare una ciclabile, rendere sicura una scuola, saltano fuori piccoli gruppi di cittadini rumorosi e poco informati che si infiammano sdegnati per il sopruso mentre i giornalisti rilanciano queste sgangherate proteste credendo di aumentare visibilità o cuoricini sui post.
E’ paradossale che un programma giornalistico nazionale prenda la bandiera del difensore della sicurezza dei ciclisti sostenendo che una corsia ciclabile non è a prova di distrazione di un’autista. Il diritto alla distrazione alla guida non esiste. Distrarsi alla guida è un reato. Se striscia la notizia tiene alla sicurezza dei ciclisti racconti invece delle ciclabili e delle corsie che non ci sono, delle aree pedonali che mancano, della velocità troppo elevata di auto e scooter.
Che i giornalisti raccontino di un vero diritto negato: quello di muoversi. Racconti dell’impossibilità per un bambino di andare a scuola da solo, di un lavoratore di andare al lavoro in bici e di tutti ad andare in qualsiasi luogo in sicurezza.
FIAB da moltissimi anni sollecita i decisori pubblici affinché pongano rimedio ad una situazione che con la pandemia è diventata ancora più grave e intollerabile. Che il giornalismo si occupi seriamente della grave assenza di infrastrutture inclusive e di soluzioni efficaci per tutti i cittadini invece che continuare a chiamare gli scontri stradali “incidenti” o, peggio, far credere che una distrazione alla guida sia legittima. La distrazione alla guida è un reato.
Chi ha sollecitato l’intervento di striscia la notizia evidentemente non ha ben chiaro quali sono le priorità per la sicurezza del ciclista, siamo ben lieti di mostrarle anche a lui/lei, è un quarto di secolo che lo facciamo.

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